Tramonti nell’attimo fuggente - Cristalli di luce e albori d’acqua nell’opera di Gianni Balzanella
L’amore per l’Impressionismo fa dell’arte pittorica di Gianni Balzanella una rappresentazione che non si ferma ai dettagli riportandoli alla superficie del visibile, ma vi allude e li evoca: l’essenza del paesaggio non è mai decorativa, ma cromatica ed attraversata dalla luce di quel preciso attimo. La luce muta continuamente, ogni istante è differente dall’altro e la visione di un momento è già diversa da quello successivo: questo incessante trascorrere diviene avvincente fulcro di analisi. Una poetica, quella dell’artista, che evita qualunque riferimento alla costruzione ideale della realtà, desiderando cogliere le sensazioni istantanee e l’attimo fuggente pregno di emozioni e di pathos.
Tra i temi più cari all’artista le Mareggiate, definite con pennellate veloci, ricche di varie e profonde gradazioni di blu, azzurro e verde, percorrono la tela fermando onde increspate e turbinose che s’infrangono sulla spiaggia. Egli conosce e reinterpreta la lezione di Claude Monet e i suoi mari tempestosi visti in Normandia, così come i flutti travolgenti e vivi dipinti da Paul Gauguin o il Mediterraneo materico e luminoso ammirato dalla costa di Saintes Maries de la Mer da Van Gogh.
Lo studio del movimento dell’acqua affascina l’artista, che lo approfondisce attraverso una ricerca costante sulla resa di bagliori intensi ed accesi, di baluginii accennati e vibranti, di albori trafitti da soffusi raggi e cangianti fiamme di colore. Mari, fiumi, lagune divengono superfici diafane, alabastrine, ove le trasparenze gareggiano con innumerevoli riflessi, sulle quali l’artista sembra, magicamente, imprigionare il tempo, catturarlo per sempre, in un fascio cromatico di raggi e riverberi. I giochi di luce nel bacino di San Marco sono ricorrente e suggestiva fonte d’ispirazione, Balzanella modula il colore e la luminosità in brezze dissolte in numerose sfumature, celebrando la fusione tra Venezia e il suo mare. L’artista inganna la barriera del visibile giocando con la specularità delle acque, gli elementi terrestri e quelli del loro rispecchiamento divengono labili, si con-fondono e il risultato è una pensosa sensazione di profonda quiete che ha come soggetto il Ponte di Rialto o la danza leggera delle gondole. Le forme della laguna si dissolvono nei tratti cromatici rarefatti che traducono una realtà sfuggente, mutevole, caduca, magica che incantò, incredibilmente, anche William Turner e Vasilij Kandinskij. Così, l’artista, affronta, con lo stesso entusiasmo volto alla trasposizione di vedute temporali irripetibili, i panorami innevati, e se Pieter Bruegel il Vecchio li popolava di pattinatori, quelli di Gianni Balzanella, sono solitari e silenziosi, il bianco sembra penetrare le cose e diventarne una proprietà intrinseca anche quando è sapientemente acceso da tonalità di brillante blu. Questa condizione di sospensione della dimensione temporale, dell’assenza dei fragori, della nascita di nuove forme ed eccentrici profili ridisegnati dal manto candido della neve, ha da sempre ispirato poeti ed artisti in un susseguirsi di immagini di profonda grazia: Pascoli ne sottolineò la pace e l’innocenza, Carducci il ricordo e la memoria, Saba immaginò la neve prodotta dalle ali degli angeli per abbellire i paesaggi invernali brulli e deserti, definendola “fiorita”. Se Camille Pissarro e Alfred Sisley ritrassero immacolati scenari dagli splendidi cieli tersi ed ingemmati di lente figure in lontananza, nei paesaggi argentei dell’artista, i sentieri sono protagonisti e custodi di un tempo immobile, narrano della vita che tace, non sono percorsi da nessuno, ma raccontano di viaggiatori e di itinerari, di ciò che è stato e di ciò che sarà. In questa nuova percezione, ricca di meraviglia, dettata dall’incanto di una dimensione atipica, espressa anche nel niveo monocromatismo che la caratterizza e lo avvicina a Giuseppe De Nittis, è facile trovare la corrispondenza, misteriosa, tra la compiutezza e il caos: la perfetta simmetria del cristallo di neve nasce dalla tempesta. Nell’apparente inconciliabilità si pone anche la ricerca di Gianni Balzanella che anela trarre la bellezza dalla contraddizione: il tempo, come la vita, è persistente fluire, ma l’intento è rubargli un unico, irripetibile istante e cristallizzarlo sulla tela, per sempre.
Antonella Nigro
Prof. ssa Antonella Nigro, [curatrice, critico d'Arte, curatrice Biennale di Roma]
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